Una religiosità cor-diale

I Verbi del Cuore

Cor-dialità


Uno psicologo definirebbe “nevrosi ossessiva” l’attenzione che gli ebrei osservanti del tempo di Gesù riservavano agli alimenti, all’igiene e alle tradizioni. Quelle leggi erano state date direttamente da Jahwè, il Dio dei loro padri (Deut 4,1). L’ebreo osservante, dunque, mettendo in pratica la legge di Jahwè, teneva un comportamento eticamente corretto, ineccepibile, gradito a Dio.
Ma il rischio di un’osservanza “ossessiva” è quello di amare la legge di Dio più che il Dio della Legge. E di dividere le persone tra osservanti e non osservanti, creando separazioni (“fariseo” significa proprio “separato”). Eppure la missione dei farisei - non deprecabile - era quella di rendere “santa” la gente attraverso l’osservanza perfetta delle leggi della purezza e delle tradizioni.
Ci sono due modi alternativi di vivere la purezza: la tradizione farisaica e la novità di Gesù. Alcuni scribi e farisei, sentendosi investiti della responsabilità di far rispettare la legge, con le buone o con le cattive, hanno provocato Gesù: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?» (cioè, senza aver fatto le abluzioni rituali…).
Gesù prima denuncia la loro ipocrisia: «Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini» (Is
29,13). Poi lancia l’accusa: «Trascurando il comandamento di Dio, osservate la tradizione degli uomini». Infine insegna: «Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro».
Così propone un nuovo modello di religiosità: l'antica era fondata su una forma di sacro che (etimologicamente) separava; la sua, invece, anziché separare, unisce perché apre a feconde relazioni tra gli esseri umani.
Come credenti e come comunità cristiane verifichiamo se siamo passati da una religiosità rituale (osservanze tradizionali di gesti abituali), in genere un po’ triste, monotona, stanca, ad una fede gioiosa, basata sull’incontro col Signore ed i fratelli, con gli uomini e le donne che condividono il nostro stesso percorso di fatica.
Ci è dato un nuovo modello di etica: ciò che è impuro non viene in noi dall’esterno, ma dall’interno. Molti “benpensanti” non vogliono “contaminarsi” con persone e situazioni definite come “irregolari”. Com'è facile, anche nelle nostre comunità, in molti modi emarginare coppie, famiglie, persone… non ritenute 'degne'!
Raccogliamo, allora, il messaggio evangelico: solo un cuore ospitale e libero può valutare ciò che è buono e degno; allora impegniamoci a passare da una religione della forma ad una religione della persona. Un’autentica rivoluzione!
 

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